Oggetto: ragionevoli accomodamenti per un uso umano del diritto del lavoro
lun 15 ago 2022, 19:41
da Carlo Guglielmi
a Pier, Katia, Chiara, ottavio, bartolomancuso, michelangelo, Claudio, paciottiavvocato, Emiliano, alessandro, riccordo71, Alessandra, Gabriele, Salvatore, Chiara
Car*, con un ritardo che tutti voi so che ben comprendete, tengo fede all’impegno che mi ero preso pubblicamente di lanciare una “call for papers” per la pubblicazione della rivista dedicata ad Andrea. Entro la prima metà di settembre organizzeremo una riunione di redazione dedicata a cui chi vorrà potrà partecipare e proporre un proprio pezzo il cui tema e lunghezza saranno del tutto liberi. Per l’intanto, al fine di usare questi giorni estivi per farsi venire qualche idea e seguire (se volete) una traccia di unitarietà contenutistica della pubblicazione, vogliamo condividere con voi la nostra convinzione che Andrea non fosse un rivoluzionario ma un umanista, e di come questo suo tratto gentile e colto lo portasse con se anche nel suo essere giuslavorista. Andrea, cioè, non pensava (o almeno così lo abbiamo inteso noi) alla collettivizzazione dei mezzi di produzione e neppure al lavoro come “male comune” da eradicare. Piuttosto, pensava che il lavoro, prima ancora che un diritto, fosse un bisogno insopprimibile della persona, al pari di come lo sono la fraternità, l’amore, la dignità, il senso di appartenenza. Come Aristotele (e poi Hegel) pensava che il lavoro non produce solo un bene o un servizio ma cambia (può – deve cambiare) il mondo e il lavoratore. E da ciò ne derivava che per lui la persona dovesse avere la priorità nei confronti del suo agire. Quindi il lavoro giusto per lui non era solamente quello che assicura una remunerazione equa a chi lo ha svolto, ma anche quello che corrisponde al bisogno di autorealizzazione della persona che lavora. Su questo era la sua opposizione, dura ma niente affatto ideologica, alla postdemocrazia neoliberale in cui siamo immersi, che tollera solo lavoro che genera la massima valorizzazione del capitale e il massimo impoverimento di tutti quegli elementi che interpretino la concezione di vita buona delle persone. Per questo abbiamo pensato come titolo (o sottotitolo) “ragionevoli accomodamenti per un uso umano del diritto del lavoro” (o “accorgimenti” come erroneamente abbiamo scritto sulle bozze di copertina che abbiamo proiettato la sera del vernissage : -). Per darvi un esempio concreto di come si potrebbe trasformare questo vago concetto in un articolo vi dico intanto quello che è l’unico pezzo già quasi pronto (invero era stato scritto per un precedente numero spazzato via dalla morte di Andrea) e cioè un breve saggio di Gabriele sulla crudeltà della giurisprudenza sui licenziamenti disciplinari del caregiver e sulle linee guida giuridiche per una sua umanizzazione possibile.
Un abbraccio, ciao cg
Oggetto: Re: ragionevoli accomodamenti per un uso umano del diritto del lavoro
mar 16 ago 2022, 16:07
da Alessandra Fasan
a me, Pier, Katia, Chiara, ottavio, bartolomancuso, michelangelo, Claudio, paciottiavvocato, Emiliano, alessandro, riccardom71, Gabriele, Salvatore, Chiara
Non trovo la forza e neppure le parole per comunicare i sentimenti che ho provato leggendo quello che avete scritto su Andrea.
Posso solo dirvi che vivere senza di lui è lo sforzo più grande, ingrato e fine a se stesso che abbia mai dovuto affrontare. Al di là del mio amore per lui, del dover crescere i nostri figli senza di lui e di tutto ciò che necessariamente consegue alla sua assenza, penso che la vita senza di lui si sia davvero impoverita e io sto facendo di tutto per tenerlo ancora con noi e continuerò a farlo. Quindi vi ringrazio di cuore per le vostre iniziative, i vostri pensieri e i vostri ricordi vivi e allegri su Andrea. Matteo, Elisa ed io avremo sempre bisogno che voi ci raccontiate “il vostro Andrea”.
Un abbraccio a tutti. Ale
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